Statuetta egizia rinvenuta alla Formica: un salto nella culla della civiltà

Ushabti, ovvero significati di vita post mortem.
Prendendo spunto dalla notizia del ritrovamento sott’acqua di una statuetta votiva da parte di Alfonso Santoro del Bluesharkdivingclub, ho dato un’occhiata ad alcuni testi che raccontano la storia egizia ed ho rispolverato vecchie nozioni di storia cariche di fascino e significato.
La statua rinvenuta, di probabile fattura egizia desumibile dall’aspetto mummiforme, conserva ancora tracce di colore azzurro brillante, tipico del lapislazzuli con cui gli egizi confezionavano le statuette più preziose per i faraoni o altre personalità di rilievo. Non a caso dal materiale di fattura, dal pregio e dal grado di difficoltà con cui venivano lavorate le statuette o Ushabti, si comprende l’importanza della persona a cui venivano regalate, oltre che il ceto a cui appartenevano.

Queste statuette erano essenziali nei riti di passaggio dalla vita alla morte, così come raccomanda l’antico testo conosciuto come “Il libro dei morti”, risalente al 1550 a.c. circa, ricco di formule magiche e preghiere, in cui vengono descritte le tappe principali da superare per il raggiungimento del Paradiso, o meglio, dei campi Lari. Dapprima si trattava  di semplici raffigurazioni del defunto e del suo eterno spirito, man mano divenne sempre più importante inserire nel corredo funebre, specie di uomini di rilievo, statue di servitori o altre figure che rappresentassero attività agricole e manuali utili nell’al di là.

Si racconta infatti che il dio Osiride chiedesse ai defunti di coltivare per lui i campi Lari, attività faticosa che sarebbero stata svolta suo posto da uno stuolo di servi accompagnatori del faraone o sacerdote di turno e facenti parte del suo corredo funebre.
Naturalmente si accedeva alla conquista dei favolosi campi soltanto dopo aver superato positivamente la psicostasia, ossia la pesatura del cuore, sede per gli egizi di anima e intelligenza, che avveniva da parte di Osiride dopo che il defunto avevo superato innumerevoli prove fisiche contro esseri mitologici spaventosi o di astuzia in situazioni strane e inaspettate.
Questo per raccontare la percezione di “merito” da parte degli antichi relativa alla vita post mortem nei campi Lari, ma anche la volontà che tutto proseguisse immutato, fedele continuazione della vita terrena, con gli stessi benefici e “comfort” goduti da vivi.
La statuetta è stata ritrovata martedì 4 settembre  mattina da Alfonso Santoro, Istruttore subacqueo del Bluesharkdivingclub, nei fondali dello scoglio della Formica, geolsamente custodita all’interno della tana di un polpo.
La statuetta votiva lunga una quindicina di centimetri circa, è stata subito consegnata alla dott.ssa Adriana Fresina, nuova soprintendente del Mare, per le dovute operazioni di studio e catalogazione del reperto. Ancora da stabilire la datazione della statuetta che pare essere di tipo egiziano e che potrebbe risalire all’epoca fenicio punico o al più tardi all’età ellenistica.
In attesa del verdetto però nulla vieta di immergersi nei fondali culturali di un’ antica civiltà.

Condividi l'articolo

Marina Galioto

Bibliotecaria di professione, mi sono avvicinata all’universo dell’informazione e della comunicazione oltre 10 anni fa, muovendo i primi passi nella redazione di MediaNews e collaborando poi alla nascita della testata online Bagherianews. Adoro la mia famiglia, sono appassionata di viaggi, di cucina dal mondo e trovo commovente la bellezza della Natura in ogni sua libera espressione.