Il femminismo come lotta o come moda?

Tutti conosciamo questo termine ma, non tutti, conoscono l’esatto significato; ed è proprio per questo che al termine “femminismo” si accostano assai fraintendimenti.

È bene, dunque, sapere di che cosa stiamo parlando.

Con questo lemma di intende un determinato portamento o attitudine di chi sostiene con fermezza la condizione di “uguaglianza” del genere femminile per quanto riguarda la parità politica, economica e sociale.

Questo movimento nasce come lotta, la quale, con il lungo trascorrere del tempo, ha visto i propri frutti.

Questa viene definita una vera e propria lotta di emancipazione, dal momento in cui ha sempre aspirato allo stravolgimento delle dinamiche di emarginazione, sfruttamento, oppressione e sottomissione di genere.

Qualsiasi tipologia di lotta nasce a causa del proprio nemico che manipola la mente umana: questo nemico è chiamato “convenzione sociale”.

Se l’uomo non si fosse mai fatto sopraffare da tale convenzione, allora, neanche adesso vedremmo, in diversi paesi, donne come accessorio dell’uomo.

La convenzione sociale ha fatto nascere, inoltre, quello che tutti sentiamo dire spesso: disuguaglianza. Peccato che, però, non sempre questa venga contrapposta all’uguaglianza.

Il femminismo è stato ed è, tutt’ora, un movimento molto discusso.

C’è chi sostiene che chi faccia parte di questo movimento creda di essere superioriore all’uomo, chi lo fa per moda, chi lo fa per il semplice bisogno di sentirsi fare parte di qualcosa, dunque di “etichettarsi”, senza nemmeno crederci davvero.

Io credo che il/la vero/a femminista sia semplicemente chi crede di avere la stessa parità dell’uomo e ci creda ogni giorno, buttando via così ogni cliché e luogo comune che costringono la donna a essere l’oggetto di un tempo.